Il catalogo di Baricco.

Qualche giorno fa avevo un appuntamento con un amico scrittore per confrontarci su un romanzo cui sto lavorando e, come d’abitudine, sono arrivato trafelato e poderosamente in anticipo. Per perdere, anzi per guadagnare qualche minuto, mi sono subito infilato in libreria. Cerco sempre di scegliere come luogo d’incontro con una persona un posto che abbia nel raggio di cento metri una libreria, così riesco a farci un salto ed è forse per questo che arrivo in anticipo agli appuntamenti.


Entrato in libreria, mi sono messo a piluccare fra gli scaffali delle novità Feltrinelli, incontrando subito l’ultimo lavoro di Alessandro Baricco: Una certa idea di mondo [1]. Si tratta della raccolta degli articoli usciti su La Repubblica nel 2012 in cui lo scrittore ci presenta la propria idea di mondo attraverso i cinquanta libri che ha più amato negli ultimi dieci anni.
Tendo a diffidare delle raccolte di articoli di scrittori trasformate dalle sapienti mani del marketing nel “nuovo libro di”, tuttavia penso che Baricco sia uno degli scrittori italiani viventi con la maggior padronanza della lingua, del ritmo narrativo e dei piccoli “trucchi” che possono trasformare un buon libro in un successo. Perciò l’ho raccolto dallo scaffale (vittoria del marketing!) e ho iniziato a sfogliarlo. Volevo proprio scoprire cosa ha letto Baricco negli ultimi dieci anni e soprattutto cosa gli è piaciuto, per dilettarmi in uno degli esercizi più amati dai lettori forti e fortissimi: vedere se scovano una scheggia dei libri che l’autore ha amato in quelli che ha scritto.

Risultato? Beh, intanto ho scoperto che Baricco negli ultimi dieci anni ha catalogato i libri con un metodo che potremmo definire “libero sequenziale”, ossia ogni nuovo libro veniva affiancato al precedente sugli scaffali della sua libreria, senza curarsi dell’ordine alfabetico per autore o per titolo, in modo che sarebbe poi bastato scorrere i dorsi dei suoi libri da sinistra a destra per ripercorrere le emozioni e gli eventi che la vita gli aveva offerto in corrispondenza di ogni volume. Scorrendo i suoi dorsi, Baricco ha pescato una cinquantina di libri che ha deciso di condividere con i suoi lettori.

E voi? Come li catalogate i libri? In ordine alfabetico? Per titolo? Autore? Periodo storico? Colore? Dimensione?

Io l’ho sempre fatto in “modalità mista”. Nella mia libreria si segue in parte l’ordine alfabetico per autore, in parte la tipologia di libro (romanzo, racconti, poesia, saggi), in parte l’ordine di acquisto, lasciando alcuni ripiani alle letture in gestazione. Certo, ho anche delle mensole dove raccolgo e unisco libri apparentemente inconciliabili, dal teatro di Sartre a quello di Stoppard, dalla poesia di Majakovskij a quella della Szymborska, da Fitzgerald a De Laclos, da Coetzee alle vecchie guide di Londra dei primi del Novecento, da una vecchissima edizione di Robison Crusoe ai diari di viaggio di un diplomatico inglese in Giappone alla fine dell’Ottocento, fino ad consumato tomo sui rapporti epistolari di John Keats. Non ci crederete, ma ciononostante riesco (quasi) sempre a trovare i libri che cerco e cui ritorno, anche solo con il tatto. Tutte letture indissolubilmente connesse fra loro (solo per me), amate anche per il momento preciso della vita in cui sono state lette.

Va detto che in fatto di catalogazione non sono certo il più originale. Tempo fa ho avuto la fortuna di visitare la casa museo di un famoso linguista, dove i libri erano catalogati per affinità estetica con l’arredamento che avevano intorno, così come ho visto un editor divedere i suoi libri sui due piani della casa: quelli che meritavano una seconda lettura (al piano terra dove viveva di più) e quelli che non avevano raggiunto l’obiettivo per cui erano stati scritti (al piano superiore). È inutile dirvi che le librerie del piano superiore erano straripanti, mentre quelle al piano terra erano semi vuote. Leggendo un articolo di Javier Cercas (tradotto da Elena Rolla su La Lettura) sull’opera di Roberto Bolaño (autore presente con il suo 2666 anche nella lista di Baricco di cui parlavamo all’inizio del post) mi ha colpito il riferimento a Cyril Connolly che ha scritto «la vera missione di uno scrittore è creare un capolavoro», secondo Cercas in pochissimi ci riescono e uno di questi è stato sicuramente Bolaño, per gli altri rimane una vita di tentativi di insoddisfazione a prescindere dal numero di copie che si riesce a vendere e dai premi che si riescono a vincere.

L’editor con i suoi due piani di libri avrebbe di certo apprezzato.

  [1] = Alessandro Baricco - Una certa idea di mondo - Giangiacomo Feltrinelli editore - aprile 2013.

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