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Visualizzazione dei post da aprile, 2018

Molly’s Game, il volto ‘buono’ di Gekko secondo Aaron Sorkin

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“Il mondo è cambiato la scorsa notte in un modo da cui non sono capace di proteggerci. È una sensazione terribile per un padre. Non voglio addolcire la situazione: è davvero orribile”.  È l’inizio di una lettera che Aaron Sorkin , sceneggiatore fra i più apprezzati di Hollywood, scrive alle ‘Sorkin Girls’, le sue figlie, l’indomani della vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali nel novembre del 2016. La lettera fu pubblicata integralmente su Vanity Fair e suscitò molto scalpore per i toni tutt’altro che morbidi che Sorkin usò per descrivere il neo presidente degli Stati Uniti: “thoroughly incompetent pig with dangerous ideas, a serious psychiatric disorder, no knowledge of the world and no curiosity to learn has”. Sono passati 18 mesi da quell’inizio di novembre che segnò uno dei cambi di inquilino più sofferti nella storia della Casa Bianca, per la divisione feroce e apparentemente incolmabile fra chi ha esultato e chi è rimasto incredulo davanti a questa

Se Jo Nesbø prova a riempire i ‘buchi’ di William Shakespeare

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Vi abbiamo già parlato in passato dell’affascinante azzardo della  Hogarth Press 2.0 : chiedere a autori contemporanei di riscrivere testi Shakespeariani. L’idea nasce nel 2012, quando il marchio della ‘nuova’ Hogarth (di proprietà del gigante editoriale Penguin – Random House) viene presentato a Londra come discendente dell’ Hogarth Press fondata da Leonard e Virginia Woolf. La piccola casa editrice fondata nel 1917 che è riuscita in pochi anni a diventare il punto di riferimento di scrittori, saggisti e artisti della prima metà del Novecento, a cominciare dai membri del circolo culturale di Bloomsbury (oltre a Virginia Woolf, autori e artisti come  E. M. Forster ,  Lytton Strachey ,  Duncan Grant ,  Dora Carrington  e  Vanessa Bell ). A distanza di 18 mesi dall’uscita della versione di Howard Jacobson de Il mercante di Venezia , viene pubblicata la riscrittura del Macbeth da parte del mago del thriller scandinavo Jo Nesbø . L’attesa era grande e le 446 pagine dell’edi

E se il prossimo governo lo facessimo scegliere a Shakespeare?

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Tutto è iniziato con una tempesta e non poteva essere altrimenti. La pioggia stava cercando di perforare l’asfalto di Milano da giorni, tentando di fiaccare la voglia di fare dei suoi abitanti che scorre nelle viscere della città a ciclo continuo, autoalimentandosi, come fanno i canali dei navigli interrati all’inizio del Novecento. Impresa donchisciottesca : nessuno può fermare Milano, neanche la pioggia. Tuttalpiù può creare un setting perfetto per l’inizio di un testo shakespeariano, con tanto di vento a confondere suoni e contorni delle persone e delle cose, costringendo i passanti a staccarsi dai loro smartphone per mettersi ad ascoltare se stessi: talento chiave di tutti i personaggi del bardo.  Se poi il vento ci spingesse in una libreria dove, proprio in quella stessa sera, si tiene uno degli incontri di un club shakespeariano, nulla potrebbe salvarci da uno scavo in profondità nelle nostre paure. Ma la sorpresa, Shakespeare insegna, è sempre in agguato ed entrand

La mente di un giovane uomo secondo Carlo Carabba

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La neve. Questo a prima vista, pardon lettura, può sembrare il protagonista del primo romanzo di Carlo Carabba Come un giovane uomo (edito da Marsilio). La neve dei primi ricordi dell’io narrante, legata a una storica imbiancata dei sette colli negli anni ’80 e quella che si ripete venti anni dopo, quando il protagonista di questo romanzo (a metà fra il mémoire autobiografico e il flusso di coscienza) si deve confrontare con la morte improvvisa di un’amica. Ma la neve è solo uno specchio che riflette il mondo, è la finestra da cui si affaccia Mrs. Dalloway per cercare se stessa, la nebbia attraverso cui deve farsi strada Ulisse per ritrovare la sua idea di Itaca. È il secondino che con il suo manto spesso e ovattato ostenta silenzio dove si cela ribollir di emozioni, costringendo l’io narrante (e con esso il lettore) a scavare nella propria mente alla ricerca di un senso al proprio viaggio. Ed è a poche badilate dall’inizio degli scavi, che scopriamo che la neve ha, fin dalle prim

L'ultimo viaggio

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Immaginate di trovarvi su una piccola barca a remi, in una notte senza luna e senza stelle. Scorrete lenti sulle acque di un lago che ha le sembianze di un oceano di pece di cui non riuscite a mettere a fuoco i confini.  Non siete soli sulla barca, ma nessuno parla.  Intorno a voi c’è un silenzio assoluto, snervante. Avreste voglia di urlare, di immergere le braccia in acqua per vedere se è reale, ma non osate farlo. Respirate, prima piano, poi sempre più fragorosamente. Inspirate paura, espirate attesa. Non siete su una vera barca, ma state facendo un viaggio, nel reame più angusto dei vostri ricordi. È questo uno dei momenti più intensi del film L’ultimo viaggio , in cui il regista e sceneggiatore Nick Baker-Monteys ci dimostra quanto sia rischioso e semplice navigare liberamente fra ricordi e rimpianti, regalandoci dei personaggi vivi e meravigliosamente contraddittori.   Sulla sfondo della guerra civile ucraina del 2014, si dipana l’ultimo viaggio del berlinese Eduar